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Domenico Pirri, dalla Gargnano quattrocentesca un inquisitore a Bologna e Mantova | Verità o leggenda

(articolo di Simona Cremonini ©, apparso originariamente sul periodico gargnanese En Piasa)

foto dal sito comune.gargnano.bs.it

Mentre alcuni personaggi storici restano profondamente legati al loro luogo di nascita, altri molto presto corrono verso un destino completamente staccato da esso. A questo secondo gruppo appartiene un personaggio gargnanese, Domenico Pirri da Gargnano, teologo e cacciatore di streghe che ebbe modo di farsi conoscere prima a Bologna e poi a Mantova, ma non solo.

Parlando della sua storia, occorre premettere che il periodo in cui Domenico Pirri nacque e visse lo favorì non poco per distinguersi come inquisitore.

Infatti attorno alla metà del Quattrocento, in Europa, erano in atto molte trasformazioni in ambito politico, giuridico, religioso e sociale, che dalle sfere più alte della popolazione arrivarono ben presto a influenzare anche quella popolare.

Una di queste evoluzioni riguardò la comune percezione delle figure delle “streghe”, ovvero di quelle donne (e, in qualche caso, di quegli uomini) in grado di provocare morte o altre terribili disgrazie, come un cattivo raccolto: queste paure, esistite da sempre fra la gente, per una serie di ragioni storiche proprio in quel momento trovarono un forte punto di contatto con le convinzioni dei teologi, secondo i quali esistevano donne che adoravano sistematicamente il diavolo in occasione dei terribili sabba. Si giunse così ad accostare le streghe popolane alle peccatrici sorelle del diavolo, come non era mai realmente avvenuto in precedenza. Negli stessi anni, inoltre, sensibili cambiamenti riguardarono i tribunali secolari ed ecclesiastici, nei quali la figura del giudice non si poneva più sopra le parti ma veniva assimilata a quella dell’accusatore. Anche per questo motivo, e grazie all’introduzione della tortura, i processi contro le cosiddette “streghe” dalla metà del Quattrocento subirono una forte accelerazione.

frontespizio del Malleus Maleficarum, immagine da Wikipedia

Furono gli anni in cui anche la cultura su come riconoscere le malefiche venne incoraggiata, tanto che iniziarono ad apparire e a diffondersi dei veri e propri “manuali”. Tra il 1486 e il 1523 vennero tirate dodici edizioni del “Malleus Maleficarum” (di cui si possono trovare alcune informazioni su Wikipedia a questo link), scritto dall’inquisitore domenicano Heinrich “Institor” Kramer, il famigerato trattato che ispirò la tortura e condusse alla morte di migliaia di persone (donne, ma non solo) in tutta Europa, nella plurisecolare caccia alle streghe che attraversò il continente tra la fine del Medioevo, l’intero Rinascimento e anche in tempi successivi.

 

È in questo periodo e in questo contesto che anche la città di Gargnano entrerà a far parte di un lungo capitolo buio della storia europea, grazie a un suo cittadino che però lascerà molto presto il lago di Garda e, a quanto pare, forse non vi farà più ritorno.

Domenico Pirri nasce a Gargnano, nella Diocesi di Brescia, in un anno imprecisato, ed entra a far parte dell’Ordine dei Domenicani di Lombardia. Ufficialmente fa il suo ingresso nelle cronache storiche nel 1465, quando diviene maestro degli studi presso lo Studio generale domenicano di Bologna, del quale diventerà anche reggente. Nel frattempo consegue la laurea in teologia e inizia a partecipare attivamente alla vita accademica della facoltà. Nel 1485, il 17 aprile, Domenico da Gargnano viene nominato inquisitore di Bologna, ruolo che ricoprirà per quasi 5 anni e per il quale sarà ricordato anche per le sue qualità comunicative: il suo primo sermone pubblico come inquisitore diviene un esempio di eloquenza per molti altri inquisitori di quegli anni.

Sui processi orditi a Bologna da Domenico Pirri negli anni ’80 del 1400 sono rimasti alcuni manoscritti: si sa perciò che il gargnanese, nei suoi anni da inquisitore in città, lancia varie scomuniche e che 22 persone sono da lui condannate per aver praticato magia, stregoneria, sortilegio, blasfemia, gioco d’azzardo.

Dopo alcuni processi, però, per un periodo questo fervente cacciatore di eresie torna a insegnare e nel 1490 viene chiamato a guidare il distretto inquisitoriale di Mantova, da poco creato. Nel 1486, infatti, il marchese Francesco Gonzaga richiama in vita uno statuto già in essere nello Stato mantovano contro gli eretici e accorda il braccio secolare all’inquisitore frate Ambrogio de Elemanea, rinnovando poi l’incarico negli anni seguenti e assegnandolo proprio al frate inquisitore Domenico da Gargnano, che costituirà una presenza stabile a Mantova per diversi anni.

 

I documenti di quel periodo non fanno menzione di fatti speciali riguardanti azioni di eretici o di particolari eventi, e probabilmente con quell’intervento il Gonzaga vuole semplicemente ossequiare il Papa, ma l’inquisitore si trova con degli strumenti che non vuole lasciare inutilizzati: anzi, nelle sue lettere, Domenico Pirri di frequente rimprovera il Marchese per la trascuratezza e la renitenza mostrate dagli ufficiali dello Stato gonzaghesco quando viene richiesto il loro intervento.

Sono anni tuttavia di relativo equilibrio, finché nel 1505 l’inquisitore passa all’azione facendo arrestare Bartolomeo Arcero, podestà di Volta Mantovana, accusandolo di gravi eresie e di essere uno stregone. Questo fatto scuote profondamente la Corte dei Gonzaga e la vicenda coinvolge i più importanti personaggi del tempo, come racconta nel dettaglio “Mincio Magico“, finché lo stregone Arcero muore risolvendo così ogni conflitto.

Altri fatti negli anni seguenti scuotono sempre l’alto mantovano: a Cavriana sospette attività diaboliche portano a una serie di scomuniche, all’esecuzione di una strega e all’esumazione dei cadaveri di alcuni eretici. Tra il 1505 e il 1508 tra Mantova, la stessa Cavriana e Volta Mantovana numerosi sono i processi contro donne ed eretici conclusi con delle esecuzioni, ben documentate da Domenico da Gargnano e ricostruite sempre nel saggio “Mincio Magico“, che restituiscono il profilo di un devoto quanto spietato inquisitore che si guadagnò la stima dell’autore del “Malleus Maleficarum”.

 

Tuttavia, a queste attività come cacciatore di streghe, il “pater magister Dominicus de Gargnano Brixiensis” fin dagli anni bolognesi ne affianca un’altra, che sorprende perché anch’essa dedicata al mondo femminile: ovvero gli stretti legami diretti sviluppati con le sante vive domenicane, ossia Osanna Andreasi, Stefana Quinzani e Lucia Brocadelli.

Agli inizi del 1497 Pirri assiste a Crema alle estasi della “santa viva” Stefana Quinzani da Orzinuovi, attestandone l’origine soprannaturale, giudizio che conferma a Mantova nel giugno del 1500. Allo stesso tempo Domenico Pirri fa da testimone alle dichiarazioni di Francesco Silvestri da Ferrara sulle virtù della beata Osanna Andreasi.

Sempre nel 1497 Pirri, forse su richiesta di Ercole I d’Este, patrono della Congregazione domenicana di Lombardia, viene inviato a Viterbo per condurre il primo esame sulle esperienze mistiche della Brocadelli; il 27 aprile sempre di quell’anno Pirri firma l’instrumentum publicum che conferma l’autenticità delle stimmate della donna. In seguito aiuterà il duca di Ferrara nel suo progetto di trasferire la santa nella città, così come avviene nel maggio del 1499.

Citato anche dal “Dizionarietto degli uomini illustri della Riviera di Salò” (consultabile qui) di Giuseppe Brunati, negli ultimi anni della sua vita probabilmente Pirri rimane a Mantova, fino al 1521 o al 1524, anno presumibile della morte, o anno in cui, in ogni caso, il giorno 1 agosto viene nominato il suo successore, Ludovico Marini da Genova.

Del 1517 è forse l’ultima notizia certa sulla vita di Domenico Pirri da Gargnano: in quell’anno scrive di lui e della sua età ormai avanzata il suo confratello e ammiratore Leandro Alberti.

 

Nel 2017 Domenico da Gargnano, esattamente 500 anni dopo quest’ultima notizia, è “tornato in vita” nel romanzo “Le streghe del Monte Corno”, seconda avventura della Saga delle Streghe Quinti, storie di donne magiche che accompagnano la storia del lago di Garda dall’epoca romana ai giorni nostri: nel romanzo infatti un documento inedito custodito dalla protagonista Brunella permette allo studioso Fabio Pirri, discendente dell’inquisitore, di scoprire di più della storia del suo antenato e delle sue relazioni con la beata Stefana Quinzani, che si rivela avere un legame con la famiglia Quinti.

Dopo aver ricostruito i processi alle streghe di Cavriana e Volta Mantovana nel libro “Mincio Magico”, l’obiettivo in futuro è di raccogliere altre notizie su Domenico Pirri da Gargnano perché la sua storia merita di essere raccontata sempre più nei dettagli, nella saga di narrativa o in un eventuale libro sull’inquisitore (per contribuire: [email protected]).

Verità o leggenda? Domenico Pirri è un personaggio storico, l’articolo rispecchia la sua storia secondo una ricostruzione personale basata sulle fonti.

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