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I luoghi magici delle streghe di Triora: a passeggio tra bagiure e guaritrici

Per chi è appassionato di magia naturale e storie di streghe, e sa apprezzare questi temi anche andando oltre il genere fantasy e inoltrandosi nel loro significato più profondo, andare in visita nel borgo stregato di Triora è un sogno sospeso tra incredulità e dedizione.

Leggo di streghe da quando ero ragazzina e questa città ha sempre rappresentato il luogo italiano del “processo alle streghe” per eccellenza: qui, tra il 1587 e il 1589, venne celebrato uno dei procedimenti giudiziari inquisitori più noti e feroci tra quelli del nostro Paese, tanto che la cittadina ligure è ormai nota come la Salem d’Italia.

Non a caso, quindi, prima o poi doveva venire per me il momento di andarla a scoprire: l’occasione ha coinciso con l’edizione 2022 di Strigora, l’evento estivo annuale dedicato alla stregoneria, in cui ero presente con i miei libri.

Devo dire, tuttavia, che orientarmi tra le varie informazioni disponibili online non è stato così facile, perciò ho deciso che una mia (piccola) guida per streghe e appassionati di esoterismo e antropologia per visitare Triora poteva essere utile per chi decidesse di avventurarsi nell’entroterra ligure fino a questa Città delle Streghe.

Triora: com’è diventata la Città delle Streghe

Situata al crocevia tra Piemonte, costa ligure e Francia, nell’alta Valle Argentina (ricca di argento?) Triora era in tempi antichi un luogo di passaggio (e di contrabbando): attorno al 1587 venne colpita da una carestia e, di averla causata con la magia, furono accusate alcune donne del paese.

Fu in quell’anno che il Consiglio degli anziani chiamò a sé l’intervento degli inquisitori tramite il vescovo di Albenga Girolamo Dal Pozzo che, dalla città, risalì la mulattiera che portava a Triora per stanare le bagiure o baggiure, le donne locali che “maneggiavano” le arti magiche ed erboristiche e che erano state oggetto di alcune persecuzioni e non pochi roghi nei secoli precedenti.

Nel 1587, dunque, una “congrega invisibile” si stagliava di fronte al vescovo intento a dire messa nel paese e ben presto le sue parole contro strie e fattucchiere ebbero effetto. Oltre venti donne furono indiziate per stregoneria.

Era comunque solo il primo passo: le case furono rastrellate, alcune di esse confiscate per essere trasformate in prigione, come anche i sotterranei della Chiesa di San Dalmazio. Trentatré streghe processate e qualche centinaio di imputate segnalate fu il primo bilancio di una persecuzione destinata comunque a rimanere un caso insoluto.

Le bagiure o baggiure o bagiue o bazure erano levatrici, ostetriche, erboriste e guaritrici che praticavano riti della fertilità con una malia di protezione sull’intera valle: e con esse la comunità di Triora continuò a convivere quando tutto si affossò, non essendoci vere prove.

Triora restò dunque la Città delle Streghe che era sempre stata e che oggi, pregna di simboli, storia e leggende, è scrigno di luoghi suggestivi.

La Cabotina, la Casa delle Streghe di Triora

La Cabotina è uno dei punti simbolo di Triora: non solo una “Casa delle Streghe”, ma un vero e proprio piccolo quartiere periferico, oltre le mura ma a esse contiguo, raggiungibile percorrendo poche centinaia di metri su una vecchia strada di lastre in pietra dalla via principale della città.

Non un singolo casolare, dunque, ma un agglomerato che accoglieva gli alloggi delle donne ai margini della società, perché vedove o provenienti da famiglie disagiate.

Molte delle abitanti della Cabotina di Triora praticavano le arti della magia bianca: esperte levatrici, guaritrici che usavano riti e conoscenze naturali, erano donne che la Chiesa non vedeva di buon occhio, perché con le loro malie interferivano con gli affari spirituali.

A Triora, dunque, la Cabotina è una visita quasi obbligata, perché fu qui che iniziarono i rastrellamenti e il luogo, con il suo stato rustico e i suoi profili di pietra, rappresenta al meglio la vita semplice di quelle donne.

Dalla Cabotina partiva anche il “Sentiero delle Streghe”, pista riconosciuta dalla toponomastica locale (nell’estate 2022 era chiusa).

La Fontana di Campomavué: acqua e offerte rituali in una fonte antica

La Fontana di Campomavué (Fons Campimaioris – Campumavue), nota come la Fontana delle Streghe, si trova su una delle terrazze forgiate dal lavoro agricolo nei pressi del centro storico, su una mulattiera su cui sono state collocate le stazioni del sentiero della Madonna di Lourdes (da notare: il personaggio femminile cristiano che va a insidiarsi dove il culto femminile è già presente).

È segnalata come “Medievale Fontana delle Streghe” imboccando (meglio a piedi, dato che le vie sono molto strette) la via in cui è situata la caserma dei carabinieri (Via Campomattone), da non confondersi con i carabinieri della forestale pochi metri più su, sulla via parallela (Via Bonfanti).

Si deve proseguire poi per qualche centinaio di metri, finché l’asfalto non si divide in una sorta di bivio dove, sulla sinistra percorribile solo a piedi, viene indicata la direzione della fontana.

La posizione della Fontana di Campomavué è un punto isolato dal paese, segnato dal silenzio dei campi coltivati circostanti e da cui si può ammirare il paesaggio attorno con i profili dei monti.

La vasca della fonte è posta sotto un arco di pietre ed essa prosegue sotto la parete rocciosa, di fianco, con una lunga vasca da lavatoio, di quelle usate un tempo. A pochi metri si trova un albero di noce.

Tradizionalmente, in questo luogo venivano lasciate piccole offerte (a volte semplici gusci di noce) alle streghe o agli spiriti che proteggevano la fonte e questo punto del paese è stato anche l’ambientazione di una leggenda locale: un uomo, arrivato alla fonte, si mise a parlare con una bagiura che gli offrì un consiglio e, grazie alla loro conversazione e alla saggezza della donna, la sua famiglia divenne la più ricca del paese.

Anche per il grande valore simbolico della fontana, in particolare per il rapporto tra il sacro femminile e l’acqua (come non pensare inoltre al grande tema delle lavandaie), la Fontana di Campomavué è senz’altro uno dei luoghi più coinvolgenti di Triora.

E se sul muretto che la circonda doveste notare una pietra forata con un filo rosso… ebbene, anch’io ho voluto lasciare il mio piccolo omaggio.

I due Musei delle Streghe: tra etnografia, antropologia e inquisizione

A Triora i musei sulle streghe da visitare sono addirittura due: il Museo Civico e Diffuso presso Palazzo Stella in Piazza Beato Tommaso Reggio e il Museo Etnografico e della Stregoneria in Corso Italia 1 (entrambi con ingresso a pagamento).

La nascita in momenti e con iter diversi dei due musei ha fatto sì che entrambi, attraverso percorsi in parte sovrapposti, possano dare un contributo e un’opportunità di nuove scoperte sul tema: e i due poli non sono così grandi e dispersivi da portare via eccessivo tempo durante la visita a piedi del centro storico, che è interamente inaccessibile in auto.

Nel Museo Civico e Diffuso di Triora vi sono sale dedicate alla didattica, alla natura e alle tradizioni locali. Di particolare interesse per chi ama l’ambito della stregoneria è l’approfondimento storico sul tema del sacro femminile che si trova al piano superiore, dove si possono osservare bambole e fantocci e consultare molte informazioni su divinità, rappresentazioni artistiche, erbe, amuleti.

Un’opera Cagliostrino di Serena Pieruccini nel Museo Civico e Diffuso di Triora

Il Museo Regionale Etnografico e della Stregoneria di Triora accoglie reperti di storia locale, fauna, archeologia, una bella sezione su lavori e oggetti di una volta, nonché una sezione dedicata ai libri sulla stregoneria e sui processi alle streghe: molto orgogliosamente posso dire che di questa “biblioteca delle streghe” fa parte anche il mio romanzo Le streghe del Monte Corno.

Al piano inferiore sono inoltre state ricostruite scene che rappresentano le “streghe” di Triora durante la prigionia e le torture.

Nel percorrere il borgo, ripeto, vale la pena soffermarsi a visitare entrambi i musei.

Triora, un borgo medievale avvolto da leggende e credenze

Triora è un museo a cielo aperto, dove nessun oggetto sembra essere messo a caso e, immergendosi fra gli stretti caruggi (tipici vicoli liguri in pietra), sembra che esseri invisibili guidino benevolmente ogni dettaglio.

È solo percorrendo Triora a piedi che ci si può abbandonare al meglio al fascino dei numerosi oggetti rituali appesi alle volte e alle finestre, come fascine, attrezzi d’uso contadino, fantocci di streghe che convivono armoniosamente con le figure di santi e madonne.

Non meno importanti sono i numerosi murales su muri e porte che rendono Triora un borgo dipinto e che spesso richiamano l’immaginario sulle streghe.

Tappa obbligata è la Statua della Strega posta nella piazzetta panoramica che si trova accanto al ristorante L’Erba Gatta (dove peraltro si mangia molto bene) e al Bar I Tüvi presidiato da meravigliosi guardiani felini (indifferenti, quando io mi trovavo lì, a qualsiasi cane passasse).

Nel centro storico di Triora le lunghe e strette vie immergono nell’atmosfera antica, a tratti severa e molto rurale del paese, il cui nome derivato dal latino Tria ore significa tre bocche (quelle del Cerbero rappresentato sullo stemma comunale).

Oltre che alla visita presso la già citata Chiesa di San Dalmazio, per conoscere da vicino i gesti quotidiani del paese ci si può dedicare alla scoperta delle tante fontane (ancora il simbolismo dell’acqua!) ottimamente conservate nel borgo.

In Via Camurata si incontra la Cisterna Centrale con la Fontana dei Delfini così chiamata perché sormontata da un altorilievo che rappresenta appunto due delfini (ed essendo il simbolo del dio Benaco mi hanno fatto sentire a casa).

Proseguendo con l’esplorazione di Triora si può arrivare inoltre alla Fontana Sottana (in Via Camurata) e alla Fontana Soprana.

Un punto da raggiungere sulla scia delle leggende locali è la Sambughea, il quartiere dove prosperava il sambuco, pianta amata dalle fate e dalle streghe.

La leggenda dei due bambini gobbi e delle bagiure

In conclusione non posso non dare spazio ad almeno una leggenda locale di Triora: e quella che ho scelto mi ha affascinata perché somiglia a quella irlandese di Lusmore, a cui sono molto affezionata.

Si racconta che a Triora vivessero due bambini gobbi, uno nato in una famiglia poverissima, l’altro invece da genitori benestanti.

Da sempre in paese tutti sapevano che al tramonto le porte della città venivano chiuse e chi fosse rimasto fuori sarebbe stato acchiappato dalle terribili bagiure.

Una sera il bimbo gobbo povero non fece in tempo a tornare a casa e si ritrovò da solo, di notte, nella zona della Cabotina, abitata dalle streghe. Il piccolo era spaventato ma si mostrò coraggioso e, a un certo punto, fu circondato da quelle dame sconosciute che lo accompagnarono in una delle case di pietra. Gli offrirono un pasto caldo e, mentre tutte assieme gli massaggiavano la gobba, il bambino cadde addormentato.

Al mattino le donne erano scomparse, così come la sua gobba.

Il bimbo tornò a casa e tutto il paese restò stupito del suo cambiamento.

Anche la ricca mamma dell’altro bambino gobbo fu meravigliata E una sera, poco prima che fosse notte, lasciò il figlio alla Cabotina.

Questo bambino capriccioso iniziò a piangere e a urlare e le bagiure, sentendosi offese, gli buttarono sulla schiena anche la gobba dell’altro bambino!

Tuttavia, mosse poi a pietà, perché egli non meritava un tal destino per la boria dei suoi genitori, lo guarirono avendo in cambio la riconoscenza dell’intera comunità.

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Triora è un luogo incantevole e per chi ha la sensibilità di apprezzare il mondo stregonesco e rurale è una destinazione che riserva tante piccole e grandi sorprese, ma credo che tutti dovrebbero visitarla, per quel delicato equilibrio tra devozione e sacrilegio che riesce a incarnare.

E non c’è mai un momento sbagliato per concedersi un po’ di magia.

Simona Cremonini

NB: Mentre tutti i luoghi segnalati sono visitabili e raggiungibili, non posso assicurare che troviate i gatti disponibili per le foto.

Qualche lettura a tema su Triora (dalla mia libreria personale), assieme al mio romanzo presente presso la Biblioteca delle Streghe: la mappa della città la trovate in vendita presso il bel negozietto Brocantage Lo scoiattolo nel baule