Gli intersegni: i segni premonitori della morte nelle leggende bretoni francesi

Il romanzo “Intersegno Il messaggio dei morti” di Simona Cremonini si basa su un soggetto, quello degli intersegni, che non è affatto noto ai più, ma di cui molte persone hanno avuto in qualche modo esperienza nel corso della loro vita.
Si tratta del “sentire qualcosa” o “assistere a qualcosa” che poi, in un momento seguente, rivela di essere reale e rilevante, anche se inizialmente (magari con un pizzico di scetticismo) si poteva pensare che fosse una sciocchezza.

Nella cultura della Bassa Bretagna francese gli intersegni sono visti come una vera e propria realtà, ovvero sono i segni premonitori della morte di qualcuno, e nessuno osa metterne in discussione l’accadimento.
Gli istinti dell’uomo sono ancestrali: nonostante la sicurezza che la modernità dovrebbe aver infuso nella gente, nel corso dell’esistenza umana ci sono comportamenti, suggestioni, sensazioni, superstizioni che non possono essere cancellati.
Gli intersegni, si dice, svelano il rapporto tra la persona che li riceve in questo mondo e “qualcosa” dell’Altro Mondo.
Cosa sono gli intersegni
Avvenimenti inusuali, segnali inconsueti che vengono dalla natura e dagli animali, sogni anomali o premonitori, voci e sospiri, sensazioni o a volte semplici brividi che preludono a qualcosa di strano o spaventoso, le grida di una banshee, l’apparizione del carro della morte (1): tracciare una definizione degli intersegni e definire da quali segni e segnali sono rappresentati non è facile.
I diversi autori che, nel corso del tempo, si sono occupati della tematica hanno spesso ricompreso in questa parola fatti, sensazioni e osservazioni diverse, collegabili a categorie di vario tipo.
Smontando in due parti la parola “intersegno”, però, è possibile notare il legame tra “inter” (intra, in mezzo, tra) e “segno”, ovvero come se il significato potesse essere associato a un “segno in mezzo”.
Tradizionalmente, infatti, l’intersegno è un segno tra il mondo dell’invisibile e quello del visibile, tra il Mondo dei Morti e quello dei Vivi, tra l’Altro Mondo e il nostro.
Talvolta si tratta di dettagli osservabili da più persone (il comportamento degli uccelli, per esempio); in altri casi di vere e proprie impressioni personali che in seguito rivelano di avere un significato molto preciso e di non essere semplici coincidenze.
Di solito si può definire di aver assistito a un intersegno, oppure di avervi in qualche modo partecipato, solo dopo che esso si è rivelato.
Quelli che, in seguito, vengono definiti intersegni lasciano un turbamento o un’impressione, vengono notati e non vengono dimenticati, vengono associati a qualcosa di reale (anche se intangibile).
Le parole che nel tempo sono state usate per definire gli intersegni comprendono questi sostantivi: segni premonitori, impressioni, presagi, segnali, avvenimenti, avvertimenti, segni, eventi.
Il perché degli intersegni

Di fronte a ogni manifestazione naturale o sovrannaturale l’uomo pone sempre e comunque la stessa domanda: perché?
Anche sapere perché si manifestano gli intersegni è una questione viscerale, perché si tratta di segnali inspiegabili con i quali si riesce a vedere, in qualche modo, “oltre”.
Tuttavia nessuno degli studiosi che li ha analizzati ha mai svelato in modo risolutivo perché gli intersegni si manifestano.
Chi riceve o capta gli intersegni
Non esiste un potere esclusivo di certe categorie di persone di leggere gli intersegni, così come tale capacità non sembra essere per forza ereditaria, ovvero non viene passata di padre in figlio o di madre in figlia: essi sembrano essere patrimonio di tutti, perché chiunque può averne manifestazione.
Nel romanzo Intersegno Il messaggio dei morti di Simona Cremonini la protagonista Viola sembra essere avvantaggiata nel riuscire a captarli perché la nonna era “quella che captava i segnali che la morte stava arrivando”, ma questa capacità è legata al fatto di sapere di cosa si tratta. Inoltre questo non impedisce ad altri personaggi del romanzo di averne esperienza diretta e conoscenza.
Le leggende bretoni e gli studiosi degli intersegni
Gli intersegni hanno un legame strettissimo con la Bassa Bretagna francese: è in quel territorio, infatti, che “l’intersigne” assume un grande significato, dato che le tradizioni locali richiamano spesso aneddoti (non solo leggende) legati alla manifestazione dell’intersegno.
Altrove, invece, il tema degli intersegni non assume la stessa importanza, tanto che è difficile trovarne traccia nella letteratura delle superstizioni, se non in modo indiretto, come in riferimento alla figura della banshee (anche se il termine “intersegno” non viene usato esplicitamente).
Ecco cosa ne scrivono alcuni degli studiosi che hanno approfondito il tema degli intersegni:
“Gli intersegni annunciano la morte. Ma la persona a cui si manifesta l’intersegno è raramente quella che la morte minaccia”.
Anatole Le Braz, autore di “La leggenda della morte”
“In Bretagna questi avvertimenti, che prendono il nome di “intersegni”, sono numerosi. Sono segni inviati agli esseri umani dagli abitanti dell’Altro Mondo, sia per indicare loro qualcosa di preciso, sia per avvertirli della loro morte imminente o del decesso di un parente o di un amico. Gli intersegni possono essere apparizioni di tipo diverso, voci che si odono, sogni premonitori. Ciò che è importante, è che è impossibile scongiurare la sorte promessa dagli intersegni: tutto sembra fissato in maniera definitiva, e nessun rituale può impedire che il destino si compia”.
Jean Markale, autore di “Il Cristianesimo celtico e le sue sopravvivenze popolari”
“I parenti o gli amici di colui la cui fine è prossima sono avvertiti da ciò che in Bassa Bretagna si chiama un intersegno, o in Alta Bretagna un evento. Se la persona è lontana, essi sentono, mentre essa muore, degli scricchiolii, dei sospiri fatti da una bocca invisibile, delle gocce d’acqua che cadono sul pavimento; delle luci si avvicinano e anche colui che muore lontano appare loro”.
In quanto simboli di morte, questi segni premonitori devono essere considerati anche segni del Destino e vengono spesso assimilati e confusi fra loro (da qui il nome di intersegni dato da Anatole Le Braz). I più noti sono quelli che riguardano gli animali e in particolare la civetta e il cane. Secondo Maria Gimbutas, il latrato del cane come presagio di morte può essere considerato una credenza universale nel mondo antico e nel folklore europeo”.
Paul Sébillot, folklorista
“I precursori di morte o intersegni. I racconti sugli intersegni dovrebbero essere eticamente classificati come memoriali. Sono narrazioni personali senza struttura, che hanno a che fare con eventi soprannaturali interpretati come portenti della morte. Spesso riportati in prima persona, sono considerati veri e relativi a esperienze vissute dal narrante o da qualcuno a lui vicino. Come i memoriali, i racconti di intersegni forniscono materiale particolarmente utile agli studi sulle credenze folkloristiche.
Antonius C.G.M. Robben, autore di “Death, Mourning, And Burial: A Cross-cultural”
“Un intersegno è un avvertimento, un messaggio che l’altro mondo indirizza ai viventi. È la morte che si annuncia, la morte che avvisa della scomparsa di un congiunto, la morte che ci invita a riflettere, a sospendere la nostra corsa, a unirci con le anime nel momento della loro partenza e ad assisterle.
L’insegnamento degli intersegni è vecchio di diverse migliaia di anni.
Non è materia di scuola e non è sempre disponibile, nemmeno durante il sonno. I morti forse non sono morti perché comunicano!
Vedere un intersegno non significa essere dotati di alcun potere sovrannaturale.
Il mistero è dunque assente, perché l’intersegno dev’essere afferrato per ciò che è: un messaggio personale, e non per ciò che non è: un gioco di magia. Non c’è alcuna equazione nascosta da cercare. Una persona si appresta a passare nell’altro mondo e si rivolge in modo del tutto naturale a un proprio caro.
L’intersegno può essere premonitore o simultaneo al decesso, la visione premonitrice è più eccezionale che l’annuncio simultaneo.”
Bernard Rio, autore di “Voyage dans l’au-delà. Les Bretons et la mort” (traduzione della citazione di Simona Cremonini ©)
L’intersigne di Villiers de l’Isle Adam
Lo scrittore parigino August de Villiers de l’Isle Adam è l’autore di “L’Intersigne”, racconto tradotto in italiano come “L’intersegno”, “Il segno occulto”, “Il presagio”, “Misteriose connessioni”, “La connessione”.
Le traduzioni di “L’Intersigne” in italiano sono state pubblicate a partire dal 1927 e nelle varie traduzioni esistenti del racconto la parola “intersegno” e le sue definizioni subiscono varie trasformazioni.
La nuova traduzione di Simona Cremonini, acquistabile a questo link, riprende esattamente il termine “intersegno”.
Una curiosità particolare sull’autore e sugli intersegni va riportata: una settimana prima di pubblicare “L’intersigne”, Villiers de l’Isle Adam pubblica un altro racconto, “Claire Lenoir”, in cui cita il termine “intersegno”.
Per quanto riguarda “L’intersigne”, si tratta di un racconto nel racconto: l’autore dichiara all’inizio che, durante una serata tra letterati, la storia è stata riportata da uno dei partecipanti, Xavier. Costui, preso da una condizione di spleen, decide di andare a passare un periodo presso l’abate Maucombe, un vecchio amico che ha il proprio presbiterio in Bretagna. Tutto il suo viaggio, però, sarà turbato da una serie di coincidenze misteriose che si collegano al mondo degli intersegni.
Intersegno Il messaggio dei morti di Simona Cremonini
Alcune citazioni dal romanzo Intersegno Il messaggio dei morti di Simona Cremonini possono aiutare a capire le atmosfere vibranti scatenate da un intersegno:
“Non li puoi fermare, gli intersegni. Li puoi vedere e basta, e devi cercare di non impazzire quando arrivano. Perché, anche se volessi cambiare ciò che deve succedere, non puoi farlo”. Intersegno Il messaggio dei morti, Simona Cremonini
“Sono intersignes. Intersegni, sai? Si stanno verificando perché c’è una morte che è prossima a verificarsi in paese, e sarà qualcosa di improvviso, sorprendente. Non dovresti sottovalutarli”. Intersegno Il messaggio dei morti, Simona Cremonini
“«Betta ha sempre fatto così? Con gli intersegni, intendo? Ha sempre sognato cose che sono poi accadute?» Forse Viola aveva trovato chi poteva dirle ciò che aveva bisogno di sapere.
«Oh, non solo sogni! A volte ti salutava, perché ti incontrava per strada, e ti suggeriva di stare attento a delle cose particolari, che poi in qualche modo per davvero si rivelavano pericolose proprio per te, perché qualcosa che le riguardava ti capitava realmente.
E la invitavano sempre, ai funerali: certe volte, quando il morto era morto infelice per qualcosa, lei ti diceva come farlo riposare in pace; oppure dove trovare determinati oggetti, come una lettera o un gioiello che il tuo parente aveva nascosto quando era in vita.
A volte, poi, Betta sentiva dei sussurri, delle voci. E sapeva segreti che nessuno avrebbe dovuto conoscere”. Intersegno Il messaggio dei morti, Simona Cremonini
“Non si può sapere chi verrà colpito dall’intersegno, se non viene mostrato con chiarezza.” Intersegno Il messaggio dei morti, Simona Cremonini
“Non puoi capirlo, gli intersegni arrivano e basta. Non si può scongiurare ciò che vengono ad annunciare. Anche perché non ci è dato sapere da dove arrivano: se giungano da qualcosa che è parte dell’Altro Mondo, o da chi decide ciò che deve essere di entrambi i mondi, Questo e l’Altro.” Intersegno Il messaggio dei morti, Simona Cremonini
“Intersegno Il messaggio dei morti” di Simona Cremonini, ambientato tra Milano e un paesino immaginario di montagna chiamato Borgomoro, in epoca contemporanea.
In sostanza questo libro riaccende un tema che da molto tempo è ormai confinato fra le pagine dei libri di folclore bretone: in questo modo si riallaccia perfettamente a tutte le produzioni di narrativa precedenti dell’autrice, dando spazio ancora una volta alle leggende nell’ambito della narrativa.
Nota (1) il coiste bodhar in irlandese e Ankou in bretone, una sorta di vettura con drappi neri sulla quale vi è una bara tirata da cavalli senza testa guidata da un conducente sempre senza testa, il Dullahan.